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Si può ancora salvare l’ONU?

Il Giro del Mondo in 30 Caffè 2017Dando uno sguardo alla mappa del mondo si può osservare come nel XXI secolo i conflitti in atto sino ancora molti, dalla Somalia all’Egitto, dal Mali al Sud Sudan e dall’Afghanistan al Pakistan, sono ancora troppe le persone che devono convivere con la guerra. Le tensioni politiche non sono diminuite ma in alcune aree geografiche sono notevolmente aumentate ed i  metodi tradizionali di riduzione dei conflitti si stanno rivelando poco efficaci. Il neo eletto Segretario Generale delle Nazioni Unite, ex Alto Commissario per i rifugiati, Antonio Guterres, si troverà dunque a dover guidare un’organizzazione che si trova in un profondo stato di crisi e dovrà inoltre saper gestire le crescenti tensioni in seno al  Consiglio di Sicurezza

UN OPERATO DISCUTIBILE  Sebbene uno dei principali obiettivi delle Nazioni Unite sia quello di preservare e perseguire la pace tra i Paesi aderenti, la realtà odierna sta dimostrando che in tale ambito l’ONU ha fallito più volte la sua missione. La guerra civile in Siria si sta protraendo da ormai cinque anni, nel corso dei quali vi son stati 301.721 morti tra marzo 2011 e settembre 2016, secondo le statistiche dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani . Nonostante ciò solo il 29 dicembre 2016 si è giunti ad una risoluzione da parte del Consiglio di Sicurezza che chiede un cessate al fuoco e dà qualche speranza per l’inizio dei negoziati di pace.
Le operazioni di peacekeeping in atto in questo momento sono sedici, prevalentemente localizzate in territorio africano ed in Medio Oriente. L’obiettivo di tali operazioni sarebbe quello di aiutare i Paesi attraversati da conflitti a creare i presupposti per una pace sostenibile, proteggere i civili e favorire i negoziati, tuttavia nel corso della storia tali operazioni non hanno sempre raggiunto gli obiettivi prefissati. Vi sono altre numerose operazioni di peacekeeping che non hanno raggiunto lo scopo per cui erano state istituite: basti pensare alla Missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (MONUSCO) del 1998, che aveva come intento il monitoraggio del processo di pacificazione del Paese durante la Seconda Guerra del Congo; il genocidio in Ruanda avvenuto sotto gli occhi dei caschi blu della missione UNAMIR, oppure la missione UNOSOM nel 1992 in Somalia che aveva l’obiettivo di controllare l’effettivo cessate al fuoco e consegnare aiuti umanitari, ciò nonostante gli scontri continuarono e anzi aumentarono. La scarsa efficacia di questi interventi delle Nazioni Unite è evidente ma spesso sono il risultato dall’intrinseca struttura dell’organizzazione.

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Fig. 1 – Un casco blu dell’ONU

LE ORIGINI DELL’INSUCCESSO DELL’ONU  Alla base dell’immobilità e dei fallimenti delle Nazioni Unite spesso vi è il sistema di deliberazione del Consiglio di Sicurezza, il quale ha come responsabilità principale il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, alla luce dell’Articolo 24 dello Statuto delle Nazioni Unite. Il sistema di votazione, disciplinato dall’Articolo 27 del medesimo statuto, prevede che ogni membro del Consiglio disponga di un voto e per le decisioni sulle questioni non procedurali si richiede il voto positivo di nove membri su quindici, dei quali cinque sono membri permanenti ed i restanti dieci vengono eletti a rotazione ogni due anni dall’Assemblea Generale. Tuttavia sempre all’Articolo 27 dello Statuto si concede il potere di veto ai 5 membri permanenti, ossia i Paesi usciti vincitori dalla seconda guerra mondiale (Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Russia e Cina), pertanto tali Stati possono impedire l’adozione di una delibera esprimendo un semplice voto contrario. Si tratta di un ostacolo molto grande per le Nazioni Unite specialmente considerando la divergente posizione degli Stati membri nelle rispettive decisioni di politica estera: basti pensare alle tensioni storiche tra Stati Uniti e Russia.

CHI E’ IL NUOVO SEGRETARIO GENERALE…  Il neo eletto Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si trova dunque a prendere le redini di un’organizzazione che sta affrontando una grandissima crisi. Di certo è una figura interessante: Guterres è stato primo ministro del Portogallo dal 1995 al 2002, ha una formazione scientifica alle spalle, da 1999 al 2005 si è trovato a guidare come segretario generale l’Internazionale socialista. La sua passione per la politica estera emerge dai tempi in cui si dichiarava a favore dell’intervento delle Nazioni Unite quando si votò per l’indipendenza nell’ex colonia portoghese, Timor Est, che aveva subito l’invasione dell’Indonesia. Guterres, inoltre, si mobilitò per portare a termine i negoziati che si protraevano da dodici anni per il passaggio di Macao, colonia portoghese, sotto la sovranità di Pechino nel 1999. Si tratta dunque di una figura particolare, esponente di un Paese che non rappresenta uno dei poteri principali e quindi che non può trascinare con sè eventuali rancori o alleanze tra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. E’ inoltre un candidato europeo e ciò non capitava dai tempi dell’austriaco Kurt Waldheim, il quale fu in carica dal 1972 al 1981.  Inoltre dal 2005 ed il 2015 è stato Alto Commissario per i rifugiati politici. Durante la cerimonia di insediamento al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, nel suo discorso Guterres  ha affermato «In questo Capodanno, unitevi a me per mettere in pratica una risoluzione: dare alla pace il primo posto». È evidente che la pace e l’efficacia di intervento dell’organizzazione rappresentano delle priorità nell’agenda del neo eletto Segretario Generale.

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Fig. 2 – Il portoghese Antonio Guterres è il nuovo SG dell’ONU

…E QUALI SFIDE DOVRA’ AFFRONTARE – All’apice dell’agenda vi sarà l’intervento internazionale unitario, attraverso l’adozione di tecniche quali la mediazione, la diplomazia preventiva ed i processi di costruzione della pace, in numerose aree come il Medio Oriente, l’Ucraina, l’Afghanistan ed altri Paesi. Sarà fondamentale in quest’ambito l’adozione di un approccio globale, cercando non solo di affrontare e gestire gli effetti ma anche prevenire la formazione dei presupposti dei conflitti. Altro punto importante nell’agenda sarà l’elaborazione di una strategia globale contro il terrorismo e dovrà essere attuato un piano di prevenzione dell’estremismo violento. A tal proposito le Nazioni Unite dovranno implementare gli sforzi volti ad impedire agli attori non statali ed ai gruppi terroristici di sviluppare ed acquisire armi di distruzione di massa. Altrettanto urgente è l’azione volta ad affrontare l’incremento dei flussi dei rifugiati ed in generale dei flussi migratori: dovranno quindi essere potenziati i canali di migrazione legale ed il processo di riammissione delle persone che non possono beneficiare dell’asilo politico. Inoltre, in tema di cambiamenti climatici, le Nazioni Unite nei prossimi mesi ed anni dovranno provvedere ad un adeguato sistema di monitoraggio degli impegni presi dai Paesi membri, nell’ambito della Conferenza delle Parti (COP21) di Parigi.

UN COMPITO ARDUO – Probabilmente sarà necessario adottare nuove strategie diplomatiche ed una forte leadership per poter riportare l’attenzione degli stati membri alle vere emergenze umanitarie e se gli stati membri saranno in grado di fare ciò si aprirebbe un nuovo spiraglio di luce per le Nazioni Unite che potrebbero tornare ad assumere il ruolo originariamente pensato di leader nell’ambito della politica internazionale. A Guterres spetterà dunque un compito arduo: riuscirà a rivitalizzare il ruolo di un organismo che, al di là di alcuni ambiziosi accordi di lungo periodo (vedi l’Agenda 2030 e l’Accordo di Parigi), durante il mandato di Ban Ki-moon ha visto il proprio prestigio internazionale erodersi ulteriormente?

Terfè Gerotto

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Il Segretario Generale uscente, il sudcoreano Ban Ki-Moon nel corso del suo mandato dal 2007 al 2016, ha dovuto fronteggiare la minaccia nucleare Iraniana, l’emergenza umanitaria in Darfur e gli innumerabili conflitti in Medio Oriente. Tuttavia l’aspetto più importante del suo mandato è stato probabilmente la sua forte campagna di sensibilizzazione ai cambiamenti climatici ed al riscaldamento globale. Dal 2007 esortò l’Assemblea Generale affinché venissero adottati impegni concreti al fine di ridurre l’inquinamento terrestre, ha parte a diverse iniziative di sensibilizzazione, quali la Marcia di NY per il clima e la convocazione di un Summit sul clima in preparazione alla Conferenza sui cambiamenti climatici (UNCCC) di Parigi (COP21) nel Novembre 2015. [/box]

Foto di copertina di Cancillería Ecuador rilasciata con licenza Attribution-ShareAlike License

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Terfè Gerotto
Terfè Gerotto

Nata ad Addis Abeba nel 1994, studentessa di giurisprudenza al terzo anno all’Università di Bologna. Molto interessata alle relazioni internazionali, ha partecipato a diverse simulazioni delle Nazioni Unite in Italia ed in Serbia, inoltre ha preso parte ad un Progetto europeo in Lettonia, nell’ambito del programma Youth in Action. Da sempre appassionata al sociale ed al mondo delle organizzazioni internazionali, è stata volontaria di Croce Rossa Italiana per quattro anni, Youth Ambassador per ONE.org, cofondatrice dell’associazione universitaria AlmaMUN Society, Junior Editor per l’University of Bologna Law Review ed attualmente coordinatrice della sezione giovani per il Nord Italia dell’NGO Italian Climate Network. Le piace molto il settore ambientale e il diritto internazionale. Al termine degli studi vorrebbe intraprendere una carriera internazionale.

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