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Un anno con il “Punisher”: il 2017 dell’ASEAN

Il Giro del Mondo in 30 Caffè 2017 – Lo scorso settembre le Filippine hanno accettato la presidenza annuale dell’ASEAN, l’organizzazione regionale che riunisce i principali Paesi del Sud-est asiatico. Un evento quasi di routine, se non fosse per la presenza a Palazzo Malacañang di Rodrigo Duterte, le cui inaspettate scelte politiche hanno sconvolto i delicati equilibri dell’area Asia-Pacifico. Sarà quindi Duterte a guidare l’ASEAN nel 2017, supervisionando il suo complesso processo di integrazione economica e le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario di vita dell’Associazione. Una prospettiva che sta generando non poche inquietudini in diverse capitali dell’Asia sud-orientale

DUTERTE AL TIMONE – Lo scorso 8 settembre Rodrigo Duterte ha accettato formalmente la presidenza dell’ASEAN, promettendo di trasformare l’organizzazione in una grande protagonista della scena internazionale volta a garantire “pace, stabilità, sicurezza e crescita economica” ai cittadini dei suoi Paesi membri. Il discorso di accettazione del Presidente filippino è stato molto apprezzato, ma non ha sciolto i dubbi di diversi osservatori sul tipo di leadership che Manila darà all’ASEAN nei prossimi mesi. Al contrario, permangono molte preoccupazioni sul futuro dell’organizzazione alimentate proprio dal comportamento imprevedibile dell’ex sindaco di Davao City, protagonista dal suo insediamento a Palazzo Malacañang di una serie di scioccanti giravolte politiche. Oltre ad avere insultato pesantemente il Presidente americano Barack Obama, Duterte ha infatti iniziato un chiacchieratissimo riavvicinamento diplomatico alla Cina con l’obiettivo di archiviare le annose contese territoriali nel Mar Cinese Meridionale. Allo stesso tempo il Presidente filippino ha difeso a spada tratta la sua sanguinosa campagna interna contro il narcotraffico, polemizzando duramente con l’ONU e minacciando di uscire dalla Corte penale internazionale dell’Aia. Si tratta di iniziative molto forti, che vanno contro lo spirito multilaterale dell’ASEAN e contro i tentativi dell’organizzazione di mantenere la propria neutralità nei confronti delle crescenti tensioni tra Washington e Pechino nel contesto asiatico. Inoltre il Governo filippino non ha inizialmente presentato alcun programma dettagliato per la propria presidenza dell’Associazione e lo stesso Duterte ha agitato i lavori dell’ultimo summit ASEAN di Vientiane con le sue dichiarazioni spesso sopra le righe.

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Fig. 1 – Discorso del Presidente filippino Duterte al vertice ASEAN di Vientiane, 8 settembre 2016

UN’ALTA POSTA IN GIOCO – Inutile dire che tali fatti hanno accresciuto l’ansia per il passaggio della guida dell’Associazione alle Filippine, che resteranno al timone per tutto il 2017. Un anno importante per l’ASEAN, soprattutto per la continua implementazione del proprio ambizioso processo di integrazione economica iniziato nel 2015 con la nascita dell’ASEAN Economic Community (AEC). L’obiettivo di tale processo è quello di aumentare la competitività internazionale dell’Associazione e di creare un vasto mercato comune nel Sud-est asiatico supportato da infrastrutture all’avanguardia e dalla libera circolazione di beni e persone. Nei mesi scorsi la costruzione dell’AEC è andata avanti come da programma, con la firma di numerosi accordi di cooperazione tecnologica e commerciale, ma la strada per raggiungere la piena integrazione economica tra i Paesi membri – prevista per il 2025 – appare ancora lunga e piena di ostacoli. Il 2017 sarà quindi un anno cruciale per il progetto e la presidenza delle Filippine dovrà cercare di mantenere la tabella di marcia originale dell’AEC, se non addirittura di accelerarne il passo a dispetto di eventi negativi come il probabile annullamento della Trans-Pacific Partnership (TPP) o le crescenti tensioni commerciali tra Cina e USA. Ma Duterte sarà in grado di fornire una leadership adeguata per questo delicato compito? È questo il dubbio che tormenta molti Governi del Sud-est asiatico, che temono invece che il Presidente filippino finirà per compromettere gli sforzi fatti sinora per sviluppare le potenzialità politiche e economiche dell’ASEAN.

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Fig. 2 – Il Ministro degli Esteri filippino Perfecto Yasay partecipa ai lavori del vertice di Vientiane, 7 settembre 2016

OBIETTIVI AMBIZIOSI – Duterte sembra essersi reso conto di tale ansietà e ha cercato ripetutamente di rassicurare i suoi partner regionali sulla serietà del suo impegno politico verso l’ASEAN.  Allo stesso tempo il Ministro degli Esteri Perfecto Yasay ha illustrato il tema principale della presidenza filippina dell’organizzazione, che sarà il ruolo dell’ASEAN come attore internazionale. A tal proposito Yasay ha individuato sei obiettivi fondamentali che l’Associazione dovrà cercare di raggiungere entro la fine del 2017: lo sviluppo di istituzioni più attente ai bisogni popolari; pace e stabilità nel Sud-est asiatico; una più stretta cooperazione nel campo della sicurezza marittima; una crescita economica guidata dall’innovazione tecnologica; una maggiore resilienza istituzionale e un maggiore coinvolgimento ASEAN nelle vicende globali.  Si tratta di obiettivi assai ambiziosi e Manila dovrà dimostrare nei prossimi mesi di avere le qualità politiche necessarie per realizzarli, dando all’organizzazione un’identità più definita e spingendo i Paesi membri verso una comune visione dei principali problemi regionali e internazionali. Duterte è chiamato quindi a vestire i panni delllo statista responsabile, abbandonando quelli del Presidente sceriffo. Non sarà un’impresa facile.

Simone Pelizza

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

In qualità di Presidente di turno dell’organizzazione, le Filippine ospiteranno due summit generali dell’ASEAN nel 2017. Il primo si terrà a Manila in aprile, mentre il secondo si svolgerà nella base aerea di Clark a inizio novembre, coinvolgendo tutti i principali partner internazionali dell’Associazione, dagli USA alla Cina. Nel frattempo il Governo filippino dovrà organizzare anche una miriade di eventi minori a livello ministeriale e burocratico, assicurando il perfetto funzionamento della complessa macchina istituzionale dell’ASEAN.[/box]

Foto di copertina di Jeff Pioquinto, SJ rilasciata con licenza Attribution License

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Simone Pelizza
Simone Pelizzahttp://independent.academia.edu/simonepelizza

Piemontese doc, mi sono laureato in Storia all’Università Cattolica di Milano e ho poi proseguito gli studi in Gran Bretagna. Dal 2014 faccio parte de Il Caffè Geopolitico dove mi occupo principalmente di Asia e Russia, aree al centro dei miei interessi da diversi anni.
Nel tempo libero leggo, bevo caffè (ovviamente) e faccio lunghe passeggiate. Sogno di andare in Giappone e spero di realizzare presto tale proposito. Nel frattempo ho avuto modo di conoscere e apprezzare la Cina, che ho visitato negli anni scorsi per lavoro.

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