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USA: l’ultima stoccata di Obama sul cambiamento climatico

La data d’inizio dell’amministrazione Trump si avvicina e Obama ha trovato una strategia per cementare la sua leadership e tamponare le conseguenze della nuova presidenza, dedicandosi allo stesso tempo a un tema a lui molto caro: il cambiamento climatico

IL DIVIETO ALLA TRIVELLAZIONE – Arrivato ormai alla fine del suo mandato, Obama sta cercando in ogni modo di proteggere gli obiettivi da lui raggiunti, in particolar modo in ambito climatico. La strategia da lui scelta è stata quella di annunciare, lo scorso martedì 20 dicembre, il divieto di trivellare, per un periodo di tempo indefinito, quasi 4 milioni di acri di acque federali. Queste zone comprendono l’Oceano Atlantico (dalla Virginia al Massachusetts) e alcune aree dell’Artico, tra cui il Chukchi Sea e il Beaufort Sea (Alaska del Nord). L’esempio di Obama è stato anche seguito dal Canada, il cui Primo Ministro Justin Trudeau ha dichiarato di aver congelato immediatamente le esplorazioni nelle acque canadesi dell’Artico, oltre a voler lavorare per la diminuzione dell’impatto della navigazione ora che il traffico si fa più intenso, a causa del riscaldamento globale e della conseguente apertura di nuovi punti di passaggio per le navi. Obama, dal canto suo, non ha fatto altro che mettere in atto una legge del 1953: l’Outer Continental Shelf Lands Act.

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Fig. 1 – Barack Obama in Italia nel 2009 durante l’annuncio della volontà di lavorare su un accordo per combattere il cambiamento climatico.

COSA PREVEDE LA LEGGE DEL 1953? – L’Outer Continental Shelf Lands Act abilita il Dipartimento dell’Interno a decidere quali compagnie abbiano il diritto di trivellare nelle acque statunitensi e prevede la possibilità per i presidenti di dichiarare i territori federali off limits. Una legge già usata in passato ma con una grandissima differenza: la “data di scadenza” della disposizione è sempre stata resa nota mentre, questa volta, Obama ha dichiarato che il tempo della sua decisione sarà invece indefinito. È la prima volta che viene affermata una cosa del genere e Trump non ha idea di come rispondere. La legge del 1953, infatti, non indica se i presidenti successivi a quello che ha attuato la legge possano annullare la disposizione. Certo, Trump potrebbe chiedere al Congresso di modificare la legge in modo tale da poter ritirare la dichiarazione di off limits, ma questo richiederebbe molto tempo. Comunque, se si passasse dal Congresso, servirebbero 60 voti al Senato per modificare la legge, in un’assemblea nella quale i repubblicani sono solo 52. La procedura per aggirare l’executive order non è chiara non solo per la falla interna all’act, ma anche perché nessun presidente ha mai cercato di annullare gli effetti dell’Outer Continental Shelf Lands Act e quindi non esiste un precedente da cui prendere spunto.

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Fig. 2 – Attivisti di Greenpeace che nel 2013 chiedono a Obama di fermare la trivellazione nell’Artico

COME SI È ARRIVATI A QUESTO PUNTO? – La decisione di Obama è scaturita da diversi fattori. Innanzitutto, dobbiamo sottolineare che da molto tempo le lobby ambientaliste stanno facendo pressione sulla Casa Bianca per implementare la lotta al cambiamento climatico e per la protezione degli ecosistemi marini e delle popolazioni native che vivono di pesca. Il presidente Usa ha quindi ascoltato queste voci, attirandosi la stima di molti ecologisti ed elettori. Come abbiamo già accennato, inoltre, Obama aveva bisogno di cementare la propria leadership e di limitare le azioni del futuro presidente. Tuttavia la mossa di Barack Obama, per quanto intelligente, non scontata e inaspettata, è per lo più simbolica. Questo perché, in realtà, anche se non fosse stato imposto il divieto, non è chiaro quante compagnie avrebbero cominciato a trivellare in quelle zone. Le esplorazioni effettuate in passato, in particolar modo dalla multinazionale Shell, hanno reso noto come il costo delle trivellazioni in quei territori sarebbe maggiore rispetto ai guadagni, ora che il petrolio ha un prezzo al barile molto basso. Non ci saranno quindi conseguenze particolarmente gravi nel settore economico, ma di sicuro ci saranno ripercussioni in ambito politico, dato che Trump è stato messo in difficoltà ancora prima dell’inizio del suo mandato. La reazione dei repubblicani e dei rappresentanti dei settori di gas e petrolio non si è fatta attendere: questi si sono indignati dalla presa di posizione del presidente uscente, ribattendo che una mossa del genere non faccia altro che aumentare la dipendenza energetica Usa dagli altri paesi, mettendo gli statunitensi in una posizione di svantaggio nelle relazioni internazionali e nei rapporti di forza. La voce dell’opposizione che più si è fatta sentire è stata quella di Dan Naatz, senior vice president della Independent Petroleum Association of America, il quale ha reputato imbarazzante la decisione di Obama di “soccombere agli ecologisti”. Nonostante le critiche, il presidente uscente non si è scomposto e ha raggiunto due obiettivi: la protezione dell’ambiente e la stoccata finale al suo sostituto.

Giulia Mizzon

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

L’ Outer Continental Shelf Lands Act era già stato messo in atto da Bush Senior, per vietare le trivellazioni al largo della costa occidentale, dell’Atlantico settentrionale e della Florida meridionale. Le aree protette sono poi state allargate dal presidente Clinton, ma il divieto è durato solo 10 anni. [/box]

Foto di copertina di dcblog rilasciata con licenza Attribution-NoDerivs License

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Giulia Mizzon
Giulia Mizzon

Nata a Imperia nel 1992, laurea magistrale in Politiche Europee e Internazionali all’Università Cattolica di Milano. Affascinata dalle dinamiche della politica internazionale, frequento un Master in International Relations all’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali. Confesso di essere un’amante degli States, sempre presenti nei miei programmi futuri, e una lettrice accanita di qualsiasi cosa mi capiti sottomano.

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