giovedì, 28 Marzo 2024

APS | Rivista di politica internazionale

giovedì, 28 Marzo 2024

"L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere"

Associazione di Promozione Sociale | Rivista di politica internazionale

Zanzibar, alla crisi politica si aggiunge il colera

Zanzibar sta vivendo un momento difficile, tra le elezioni contestate e l’epidemia di colera che minaccia il settore turistico. Inoltre, gli Stati Uniti hanno tagliato gli aiuti economici alla Tanzania in segno di protesta per il mancato intervento del Presidente Magufuli nella crisi politica dell’isola

UNA STORIA DI CONTROVERSE ELEZIONI – La Tanzania, sotto il punto di vista socio-politico, è uno degli Stati africani piĂą stabili. D’altro canto Zanzibar, arcipelago semi-autonomo, è da sempre un focolaio di tensioni e instabilitĂ  a causa delle sue ambizioni separatistiche.
Queste problematiche tendono a ripetersi ciclicamente, soprattutto a ridosso delle elezioni, spesso divenute fonte di ostilitĂ , conflitti e attriti e il piĂą delle volte pesantemente contestate.
La Commissione elettorale di Zanzibar (ZEC) ha svolto un ruolo fondamentale nel sostenere il Partito della Rivoluzione (Chama Cha Mapinduzi, CCM), il partito di Governo al potere dal 1977 sia a Zanzibar che nella Tanzania continentale.
Nel 1995, per esempio, osservatori internazionali hanno trovato prove che al leader dell’opposizione Seif Sharif Hamad, capo del partito del Fronte unito civico (Chama Cha Wananchi, CCW) sia stata negata la vittoria a causa di interferenze da parte dello ZEC.
Anche nelle successive elezioni del 2000 ci sono state contestazioni da parte degli esponenti antigovernativi sui risultati, che hanno portato a tumulti durante i quali 35 manifestanti sono rimasti uccisi dalla polizia e dall’esercito e 600 feriti. Inoltre circa duemila persone sono state costrette a fuggire in Kenya per evitare arresti e abusi perpetrati dai funzionari e dalle milizie del CCM. In questo senso l’annullamento delle elezioni dell’ottobre 2015 da parte del presidente della ZEC Jecha Salim Jecha e il successivo risultato elettorale del 20 marzo 2016 suggeriscono che purtroppo nulla è mutato nel piccolo arcipelago.

Embed from Getty Images

Fig. 1 – Ali Mohamed Shein, presidente di Zanzibar

LE RECENTI VOTAZIONI – Eppure negli ultimi anni si erano verificati dei cambiamenti nella politica zanzibariana che avevano fatto ben sperare la comunità internazionale.
Nel 2010, infatti, i due principali partiti, CCM e CCW, al fine di evitare tensioni politiche, avevano formato a Zanzibar un Governo di unitĂ  nazionale, nel quale Seif Sharif Hamad (leader del CCW) ricopriva la carica di vicepresidente in un esecutivo guidato da Ali Mohamed Shein (CCM).
La cooperazione tra i due partiti aveva quindi fatto presupporre un esito regolare della tornata elettorale dell’ottobre 2015, ma così non è andata. A meno di 24 ore dalla chiusura delle urne, Seif Sharif Hamad si era proclamato vincitore. La sua dichiarazione era basata sul fatto che nelle 54 circoscrizioni dove i risultati erano giĂ  stati contati e confermati, il suo partito risultava in testa.
Tuttavia questo annuncio avvenuto prima della comunicazione ufficiale dei risultati ha dato al CCM il pretesto giuridico per richiedere l’invalidazione e infatti, come detto in precedenza, il presidente dello ZEC Salim Jecha, un fedelissimo del CCM, ha annullato le elezioni tre giorni dopo il voto e ne ha indette di nuove per il 20 marzo 2016.
Questa decisione è stata fortemente contestata dal partito vincitore del CCW, che ne ha denunciato le forzature sia legislative che democratiche: per legge le nuove consultazioni si sarebbero dovute tenere entro 90 giorni dalle precedenti ed esiste il divieto di fare campagna elettorale due mesi prima del voto. Per queste ragioni, in segno di protesta, il CCW ha deciso di boicottare la consultazione popolare.
Ritrovatosi senza validi avversari, il Presidente uscente Ali Mohamed Shein ha ottenuto il 91,4% delle preferenze e la successiva riconferma della carica. La seconda posizione è andata al candidato per l’Alleanza per il cambiamento democratico (ADC), Hamad Rashid Mohamed, che ha ottenuto solo il 3% dei voti.

Embed from Getty Images

Fig. 2 – Seif Sharif Hamad, leader Fronte unito civico

LA RISPOSTA INTERNAZIONALE – La comunitĂ  internazionale, soprattutto quella occidentale, si è mostrata molto contrariata riguardo all’accaduto. In particolare è stato ritenuto assordante il silenzio di Dodoma sulla faccenda ed è stato definito sconcertante il rifiuto del Presidente tanzaniano John Magufuli, eletto nell’ottobre 2015, di intervenire nella crisi.
L’ambasciata degli Stati Uniti e l‘osservatorio elettorale dell’Unione europea hanno criticato la decisione di annullare le elezioni di ottobre, sottolineando che il voto sia stato condotto in modo libero ed equo, senza irregolaritĂ  tali da invalidarne il verdetto finale. Per questa ragione Washington e Bruxelles, con Ottawa e Oslo, non hanno inviato alcun rappresentante alla cerimonia di giuramento del Presidente di Zanzibar Ali Mohamed Shein. Successivamente Dianna Melrose (Alto commissario britannico in Tanzania) e l’ambasciatore americano hanno rilasciato una dichiarazione congiunta che condanna l’operato del Governo.
Gli Stati Uniti, però, non si sono fermati alle parole, decidendo addirittura di tagliare gli aiuti alla Tanzania. Washington, infatti, finanzia lo Stato africano tramite l’agenzia Millennium Challenge Corporation (MCC), che in Tanzania si concentra sulla fornitura di elettricitĂ  e acqua nelle zone rurali.
L’Agenzia ha dichiarato tramite un comunicato di aver annullato aiuti del valore di 472 milioni di dollari e di avere intenzione di tenere bloccati gli aiuti finchĂ© il Governo non rispetterĂ  la democrazia e terrĂ  libere elezioni.
Questi fondi sarebbero particolarmente utili a Dodoma, dato che l’anno scorso la Banca per lo sviluppo dell’Africa ha fatto sapere che l’11% delle persone che vive nelle zone rurali della Tanzania è priva di collegamenti elettrici e di acqua potabile.
Il Presidente Magufuli, comunque, non si è detto preoccupato della situazione, anzi ha colto l’occasione per criticare gli aiuti esteri, dichiarando che il Paese deve restare in piedi da solo e lavorare in modo tale da sbarazzarsi di ogni dipendenza straniera.

Embed from Getty Images

Fig. 3 – John Magufuli festeggia l’elezione a Presidente della Tanzania nell’ottobre 2015 insieme a Samia Suluhu, la sua vice

L’EPIDEMIA DI COLERA – Come se non bastasse, la stagione turistica nel Paese africano, e specialmente a Zanzibar, potrebbe essere fortemente compromessa per quest’anno. Dagli inizi di marzo sono morte circa 57 persone e tremila sono state ricoverate in ospedale a causa di un’epidemia di colera che si sta espandendo in tutto l’arcipelago. Il Governo sta cercando di controllare l’emergenza vietando la vendita di cibo e succhi di frutta sulle spiagge e allestendo sulle due isole principali campi per curare le persone che presentano i sintomi della malattia. Le forti piogge di questi mesi, però, non stanno aiutando gli sforzi governativi, dato che l’intasatura delle fognature sta provocando l’aumento della diffusione della malattia e minacciando così la principale industria del Paese.

Aggiornamento del 27 maggio 2016: il divieto di vendere cibo e bibite è stato parzialmente sollevato alla metĂ  di maggio, con la riapertura di alcune attivitĂ  (soprattutto nella capitale Zanzibar City) e l’avvio di verifiche intensive sul rispetto delle norme igieniche dei locali. Complessivamente, secondo le AutoritĂ  di Zanzibar, l’epidemia di colera è ormai sotto controllo e i contagi stanno diminuendo settimanalmente.

Matteo Nardacci

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Qui il comunicato  con il quale l’agenzia statunitense MCC sospende la partnership con la Tanzania. [/box]

 

Foto: EliB

Dove si trova

Perchè è importante

Vuoi di piĂą? Iscriviti!

Scopri che cosa puoi avere in piĂą iscrivendoti

Matteo Nardacci
Matteo Nardacci

Nato a Priverno (LT) nel 1991, mi sono laureato presso l’UniversitĂ  statale di Milano in Scienze internazionali e istituzioni europee. Dopo la laurea ho vagabondato per alcuni mesi nel Sud-Est Asiatico e successivamente mi sono trasferito a Berlino per conseguire un master in Economia internazionale e diplomazia. Le mie grandi passioni sono il calcio, la letteratura e naturalmente la geopolitica.

Ti potrebbe interessare