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Nuclear Security Summit: proteggersi dalla minaccia nucleare

In 3 sorsi – La scorsa settimana, a Washington D.C., è stato ospitato il Nuclear Security Summit dove oltre cinquanta capi di Stato e rappresentanti di governo hanno discusso in merito alle azioni che la comunità internazionale dovrà intraprendere per proteggersi da una possibile minaccia nucleare, la quale si intreccia altresì con quella terroristica.

1. I SUMMIT PASSATI E LE PREMESSE PER IL 2016 – Il Nuclear Security Summit tenutosi tra il 31 marzo ed il 1° aprile scorsi, è stato il quarto di una serie di vertici internazionali in cui numerosi Stati, attraverso i loro rappresentanti, si sono incontrati per discutere in merito alla sicurezza nucleare, gli obiettivi raggiunti, quelli on-going e le sfide future. L’obiettivo di questi summit biennali è stato quello di fornire un forum di dialogo aperto agli Stati impegnati in prima linea nel delineare non solo gli aspetti delle minacce nucleari, ma soprattutto definire precise linee guida affinché tali minacce non si concretizzino in pericoli e porre in essere, così, azioni concrete rivolte ad assicurare la sicurezza internazionale.

I principali stakeholders del Summit, nonché dei passati, sono stati le Nazioni Unite come anche l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), oltre all’Unione Europea e l’Organizzazione Internazionale della Polizia Criminale (meglio conosciuta come INTERPOL). Grandi assenti del Vertice 2016 sono stati la Russia nonché realtà pressoché scontate come la Corea del Nord, la Libia e molti altri.

I Communiqué di Washington D.C. 2010, Seoul 2012, The Hague 2014, hanno gettato le basi per gli obiettivi che i Summit intendono rimarcare: minimizzare l’uso dell’uranio arricchito; creare nuove misure per monitorare e prevenire traffici illeciti di materiale nucleare e altri materiali radioattivi; incrementare la sicurezza degli impianti nucleari attraverso un rafforzamento delle normative nazionali e l’implementazione di best practices; promuovere le membership nell’ambito di strumenti internazionali quali la AIEA; sviluppare e coordinare l’assistenza per la sicurezza nucleare anche attraverso centri di eccellenza.

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Fig. 1 – Yukiya Amano, al vertice dell’AIEA, e Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite si incontrano a Washington D.C. durante il NSS 2016

2. IL NUCLEAR SECURITY SUMMIT DI WASHINGTON D.C. 2016 – Il Summit di Washington ha rappresentato un’ottima occasione per fare il punto su una questione spinosa, ovvero quella del reale pericolo per cui gruppi terroristici, tra cui ovviamente l’ISIS, potrebbero impossessarsi di armamenti nucleari e porre così in serio pericolo l’Occidente. Come ha rimarcato il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama «A terrorist attack with an improvised nuclear device would create political, economic, social, psychological, and environmental havoc around the world, no matter where the attack occurs. The threat is global, the impact of a nuclear terrorist attack would be global, and the solutions therefore must be global.». [Un attacco terrorista con un ordigno nucleare improvvisato causerebbe una devastazione politica, economica, sociale, psicologica e ambientale nel mondo, a prescindere da dove l’attacco avesse luogo. La minaccia è globale, l’impatto di un attacco nucleare terrorista sarebbe globale, e le soluzioni devono essere di conseguenza globali].
Con queste premesse, i leader mondiali in accordo con i principali attori della scena internazionale, ovvero ONU, AIEA, UE ed INTERPOL, sono giunti al Communiqué 2016 nel quale sono stati evidenziati gli impegni presi in precedenza e la necessità di consentire l’uso dell’energia nucleare per fini pacifici, ponendo in essere tutti gli sforzi possibili al fine di vigilare ed impedire gli usi militari di questa, in alleanza con gli organismi suddetti e nel rispetto delle normative nazionali. Un punto focale del documento comune si è rivolto ai controlli che la comunità internazionale tutta deve rivolgere per impedire che non-state actors possano impossessarsi di materiale nucleare e/o radioattivo da impiegare in possibili attacchi terroristici che così assumerebbero una portata devastante.A riprova che il lavoro di intelligence coordinato possa essere in grado di sventare attacchi terroristici (onde evitare una Bruxelles 2), i leader hanno convenuto sull’importanza di comunicare tempestivamente informazioni sensibili in tal senso, contribuendo così all’implementazione di una sempre maggior struttura di sicurezza dietro il contrabbando di armamenti nucleari.

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Fig. 2 – Il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, discute bilateralmente con Xi Jinping, Presidente della Repubblica Popolare Cinese durante il Vertice sul nucleare di Washington D.C. 2016

3. E GLI SCENARI FUTURI? – Davanti ad una minaccia sempre presente come quella del terrorismo internazionale, è necessario che ogni Stato sia impegnato al suo interno in attività di monitoraggio e smantellamento di qualsiasi situazione di pericolo derivante da un uso improprio del nucleare, nonché una vigilanza e messa in sicurezza degli impianti. È per questi motivi che l’incontro periodico tra i leader mondiali si rende necessario ed è per questo che durante il Nuclear Security Summit i rappresentanti degli Stati presenti hanno convenuto nell’identificare la AIEA come il soggetto preposto a dare continuità agli incontri iniziati con il Vertice di Washington 2010.
Per questi motivi, il Vertice 2016 ha prodotto specifici Action Plans per gli stakeholders coinvolti nella lotta alla proliferazione nucleare. Non solo, il Summit ha altresì prodotto una serie di Joint Statements tra i quali il documento che rimarca la cooperazione tra Stati Uniti ed INTERPOL in materia di controllo sui traffici illeciti di materiali nucleari, diversi documenti che sottolineano la cooperazione tra Stati Uniti ed UE in materia di informazioni reciproche ma anche studi rivolti alla promozione di un uso pacifico piuttosto che militare del nucleare, il documento che vede promuovere una cooperazione tra Stati Uniti e Cina in tema di sicurezza nucleare e, last but not least, il documento di impegni tra Stati Uniti e Giappone il quale si rende ancor più importante data la situazione di continuo pericolo rappresentata dalla minacce di Pyongyang che incombono non solo su Tokyo ma anche sulla Repubblica di Corea.

Sara Belligoni

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Un chicco in più

Per “Communiqué” si intende il testo finale di un vertice multilaterale, firmato dai leader degli Stati partecipanti. Altri classici esempi sono i “Final Communiqué” dei vertici G7 e G29.

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Sara Belligoni
Sara Belligoni

Sara Belligoni is a Ph. D. Candidate in Security Studies at the School of Politics, Security, and International Affairs at the University of Central Florida. She investigates how vulnerable communities can better prepare for, respond to, and recover from crises and disasters. Sara adopts a multi-discipline approach that combines political science, public policy, and security studies. Prior to joining UCF, she received a Certificate in Global Affairs (2015) from the New York University, a Master’s Degree cum laude in International Relations (2015) and a Bachelor’s Degree in Political Science for Cooperation and Development (2012) both from Universita’ degli Studi Roma Tre.

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