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USA: i nuovi protagonisti del Partito Repubblicano

In 3 sorsi – Durante il quarto dibattito del Grand Old Party, tenutosi a Milwaukee, Marco Rubio e Ted Cruz hanno rubato la scena a Donald Trump e Ben Carson, i due candidati fino a ora più sostenuti dalla popolazione. Analizziamo le posizioni dei nuovi protagonisti del Partito Repubblicano statunitense in 3 sorsi.

1. GLI EX FRONT-RUNNER – Il penultimo dibattito del Partito Repubblicano prima delle feste e dell’inizio dell’anno nuovo si è svolto il 10 novembre 2015. Due i grandi assenti: il governatore del New Jersey Chris Christie e l’ex-governatore dell’Arkansas Mike Huckabee. Nel terzo dibattito, infatti, questi due candidati non sono riusciti a raggiungere nei sondaggi la soglia minima di preferenze per partecipare al quarto. Il dibattito si è concentrato prevalentemente sull’economia, sulla politica estera e sull’immigrazione. Di nuovo, abbiamo assistito a un dibattito senza vincitori, ma due candidati sono emersi per la loro capacità retorica e la loro preparazione: Marco Rubio e Ted Cruz. Donald Trump e Ben Carson, fino a ora i candidati di maggior spicco, hanno invece avuto qualche difficoltà. Entrambi sono rimasti ai margini della discussione, ora che la loro scarsa esperienza politica comincia a pesare a mano a mano che la competizione per la Casa Bianca si fa più infiammata. L’esempio più eclatante è stato la critica di Donald Trump alla Trans-Pacific Partnership – TPP (il Trattato commerciale firmato dagli Usa con 11 Paesi asiatici). Il magnate statunitense ha dichiarato che il Trattato dovrebbe affrontare la guerra delle valute con la Cina. La Cina però non fa parte del TPP e questo scivolone ha contribuito a lasciare Trump nell’ombra. Ancora, Trump ha elogiato la politica estera di Putin, affermando che è necessario un alleato in Siria per combattere l’Isis. Un altro errore: sembra infatti che la Russia stia attaccando i ribelli contro il Governo di Assad, non i miliziani del sedicente Stato Islamico. Carson, invece, durante tutto il dibattito, ha cercato di evitare le recenti polemiche sul suo passato studentesco che, secondo l’ex front-runner repubblicano, è “stato pieno di rabbia e violenza”.

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Fig. 1 – Marco Rubio, ora in pole position per la conquista della nomination repubblicana

2. MARCO RUBIO – Nel dibattito del Grand Old Party – GOP, Marco Rubio si è imposto come protagonista dell’ala repubblicana moderata, sostenendo le sue idee chiare e precise sul futuro degli Stati Uniti. Il primo argomento affrontato è stato quello del salario minimo, cui si è detto contrario a un aumento. Sul tema immigrazione, il senatore della Florida, invece, non si è espresso nei dettagli, nonostante due anni fa abbia proposto una legge per offrire una sanatoria parziale ai clandestini. Durante il dibattito Rubio è stato criticato per la sua proposta di aumentare le spese militari, il cui obiettivo sarebbe quello di permettere agli USA di continuare ad avere un ruolo da protagonista nell’arena internazionale e renderla, di conseguenza, più sicura. La sua è la classica posizione del Partito Repubblicano e, per questo, il senatore ha strappato molti applausi dal pubblico. Rubio non si è risparmiato nemmeno sulle critiche, specialmente rivolte a Putin e al Partito Democratico. Contro il Presidente russo, il senatore della Florida ha affermato: «I’ve never met Vladimir Putin, but I know enough about him to know he’s a gangster». Contro il Partito Democratico, Rubio ha detto: «The Democratic party and the political left have no ideas of the fewer. All the ideas are the same tired ideas of the past…This nation is going to turn the page, and that’s what this election should be about, and as I said at the first debate, if I am our nominee, they’ll be the party of the past. We will be the party of the 21st century». Insomma, secondo l’opinione del senatore, i democratici non hanno idee, guardano al passato. Rubio si identifica, invece, come l’esponente del partito del futuro, di quel partito che vuole girare pagina.

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Fig. 2 – Un momento del dibattito dei candidati del GOP

3. TED CRUZ – L’attuale senatore del Texas si è imposto come l’esponente dell’ala conservatrice del partito. Cruz ha criticato molto i democratici, dicendo che è dovere del GOP distanziarsi dai loro ideali, specie per quanto riguarda il tema dell’immigrazione. È nota ormai la proposta di Donald Trump di costruire un muro tra Messico e Stati Uniti per rendere più difficile il passaggio dei clandestini, abbinato alla deportazione di undici milioni d’immigrati illegali dal suolo USA. Ted Cruz sostiene questa idea, accusando il Partito Repubblicano, dopo le critiche mosse a Trump, di essere sempre più vicino ai valori democratici, che guardano alle sanatorie e “perdonano coloro che violano le leggi Usa”. Come figlio d’immigrati legali scappati da Cuba per vivere l’American Dream, il Senatore del Texas è convinto che gli Stati Uniti possano e debbano affrontare l’immigrazione legale verso gli USA, ma quella illegale non può essere tollerata. Secondo l’opinione di Cruz, infatti, «every sovereign nation secures its borders». Il senatore del Texas ha inoltre sostenuto l’idea di voler abolire l’Obamacare e quattro agenzie nazionali, tra cui l’IRS (Internal Revenue Service, un’agenzia governativa USA responsabile della riscossione delle tasse e dell’applicazione delle leggi sulle imposte). Ted Cruz non potrebbe essere più conservatore di così e la sua rinnovata visibilità renderà la corsa verso la Casa Bianca ancora più avvincente.

Giulia Mizzon

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Un chicco in più

Il prossimo dibattito televisivo tra i candidati repubblicani si terrà il 15 dicembre 2015 a Las Vegas, in Nevada. I democratici invece si confronteranno il 14 novembre a Des Moines, in Iowa. Le primarie di entrambi i partiti cominceranno il primo febbraio 2016 e le elezioni presidenziali si terranno l’8 novembre 2016. [/box]

Foto: LeStudio1.com – 2015

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Giulia Mizzon
Giulia Mizzon

Nata a Imperia nel 1992, laurea magistrale in Politiche Europee e Internazionali all’Università Cattolica di Milano. Affascinata dalle dinamiche della politica internazionale, frequento un Master in International Relations all’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali. Confesso di essere un’amante degli States, sempre presenti nei miei programmi futuri, e una lettrice accanita di qualsiasi cosa mi capiti sottomano.

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