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India e Maldive: un difficile rapporto di vicinato

L’India sta cercando di rilanciare le proprie relazioni diplomatiche con le vicine Maldive, messe a dura prova dalle controversie giudiziarie riguardanti l’ex Presidente Mohamed Nasheed e dalla crescente influenza cinese nel piccolo arcipelago dell’Oceano Indiano. Ma la strategia del Governo Modi appare incerta e confusa, mentre le autorità maldiviane guardano con sospetto alle aperture di New Delhi, temendo indebite interferenze nella vita politica nazionale.

UNA VISITA IMPORTANTE – Il 10 e 11 ottobre scorsi il ministro degli Esteri indiano Sushma Swaraj ha visitato brevemente l’arcipelago delle Maldive, dove ha presenziato ai lavori della India-Maldives Joint Commission, importante forum di consultazione bilaterale tra i due Paesi. Erano circa quindici anni che tale organismo non si riuniva per discutere di cooperazione politica e commerciale, e il meeting presenziato da Swaraj e dalla sua omologa maldiviana Dunya Maumoon è stato interpretato da molti analisti come il primo passo di un imminente disgelo diplomatico tra New Delhi e MalĂ©, ai ferri corti da diversi tempo per via del caso giudiziario dell’ex Presidente Nasheed e per le crescenti aperture economiche del Governo maldiviano verso la Cina. Nel corso della visita Swaraj e Maumoon hanno anche avuto colloqui ufficiali sul futuro delle relazioni indo-maldiviane, preceduti da un primo incontro informale tra le due donne ai margini dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del mese scorso, e Swaraj si è anche consultata brevemente con il Presidente Abdulla Yameen, esprimendo la volontĂ  di cooperare piĂą attivamente con le autoritĂ  di MalĂ© nella lotta al terrorismo e nelle politiche di sviluppo economico regionale in Asia meridionale. In tal senso, il ministro degli Esteri indiano ha invitato formalmente Yameen ad approfondire tali argomenti con il Premier Narendra Modi al prossimo vertice della South Asian Association for Regional Cooperation (SAARC), previsto a Islamabad nel 2016.

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Fig. 1 – Il Premier indiano Narendra Modi con il Presidente delle Maldive Abdulla Yameen durante l’ultimo summit della SAARC in Nepal, novembre 2014

I toni della conversazione tra Swaraj e Yameen sono parsi abbastanza distesi, con il Presidente maldiviano impegnato a confermare una politica di graduale riavvicinamento all’India e a fugare i dubbi di un’eccessiva collaborazione del suo Paese con Pechino, soprattutto in ambito politico e militare. Da parte sua, Swaraj ha confermato che la principale preoccupazione dell’India in Asia meridionale è di costruire un “pacifico e sicuro” rapporto di vicinato con le nazioni della regione, volto a combattere gli effetti dell’attuale instabilitĂ  internazionale e la minaccia globale del terrorismo jihadista. Non a caso il ministro degli Esteri indiano ha espresso tutta la sua solidarietĂ  verso il Presidente Yameen, vittima nelle scorse settimane di un grave attentato al ritorno dall’annuale pellegrinaggio alla Mecca, e ha assicurato il prossimo invio di un team di specialisti forensi a MalĂ© per aiutare la polizia maldiviana nelle indagini sull’accaduto.

COMPETIZIONE CON LA CINA – In generale, Swaraj ha cercato di stabilire un rapporto di fiducia con Maumoon e Yameen, astenendosi dal commentare sulla turbolenta politica interna delle Maldive e presentando il suo Paese come un partner pragmatico e rispettoso dell’indipendenza dei suoi vicini regionali. Al di lĂ  di qualche prima impressione positiva, è però difficile dare una valutazione complessiva e approfondita del suo viaggio diplomatico a MalĂ©, vista la brevitĂ  dell’iniziativa e la vaghezza delle dichiarazioni rilasciate al termine dei colloqui con le autoritĂ  maldiviane. Nonostante i giudizi entusiastici di molti analisti indiani, le possibilitĂ  di un reale riavvicinamento tra New Delhi e le Maldive sembrano relativamente flebili al momento, e non rappresentano affatto una seria minaccia per la crescente influenza economica della Cina nel piccolo arcipelago asiatico. Mentre Swaraj si incontrava con Yameen, il vice-Presidente maldiviano Ahmed Adeeb e il ministro dell’Economia Mohamed Saeed erano infatti a Pechino come ospiti d’onore del Maldives Investment Forum, evento appositamente organizzato per attirare investimenti cinesi a MalĂ©. E tale kermesse sembra essere andata oltre le piĂą rosee aspettative dell’esecutivo maldiviano, con quasi 700 visitatori solo nella prima giornata e la firma di numerosi accordi di cooperazione tra le principali aziende dei due Paesi, specialmente in settori chiave come quello turistico e quello bancario.

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Fig. 2 – La visita del Presidente cinese Xi Jinping a MalĂ© nel settembre 2014

Il grande successo del Forum di Pechino rafforza quindi l’egemonia economica e finanziaria della Cina nelle Maldive, sancita anche dalla sontuosa visita del Presidente Xi Jinping nell’arcipelago nel settembre 2014. Oltre a finanziare la costruzione dell’aeroporto internazionale di Hulhulé, il Governo cinese ha anche promesso cospicui investimenti in ambito turistico e ha agevolato il coinvolgimento di proprie compagnie edilizie nell’ambizioso progetto di un ponte di collegamento tra l’isola di Hulhulé e quella di Malé, che potrebbe trasformare le Maldive in uno dei principali hub marittimi e aeroportuali dell’Oceano Indiano. Inoltre, le autorità cinesi hanno anche invitato ufficialmente il Governo maldiviano a partecipare alla grandiosa iniziativa geopolitica della “Via Marittima della Seta”, prospettando di fatto una partnership strategica di lungo periodo tra i due Paesi. Inutile dire che tali sviluppi preoccupano seriamente l’India, che vede a rischio la tenuta della sua sfera d’influenza regionale in Asia meridionale e teme la possibile installazione di basi militari cinesi a poche centinaia di chilometri dalla sue coste meridionali. Per ora Yameen ha nicchiato di fronte alle proposte diplomatiche di Pechino, mostrando genuino interesse per l’idea della “Via Marittima della Seta” ma senza prendere impegni precisi per la sua realizzazione pratica. Il Presidente maldiviano è infatti ben conscio dei timori indiani nei confronti della sua recente entente diplomatico-economica con la Cina e vuole evitare una possibile reazione “forte” di New Delhi a un ulteriore potenziamento di tale partnership, che potrebbe risultare fatale per la sopravvivenza stessa della sua nazione. Le Maldive sono infatti completamente dipendenti dall’India sia a livello energetico che commerciale, e un eventuale blocco navale da parte di New Delhi potrebbe mettere in ginocchio l’economia locale nell’arco di poche settimane, costringendo Malé a una drastica revisione delle proprie decisioni di politica estera.

IL CASO NASHEED – Tuttavia Yameen continua a non fidarsi dell’India e preferisce mantenere aperta l’opzione cinese per lo sviluppo economico del suo Paese, accontentandosi semplicemente di non stringere troppo i rapporti con Pechino in ambito militare. Questa diffidenza verso Delhi è frutto soprattutto del caso Nasheed, che sta avvelenando i rapporti tra i due Paesi sin dal 2013. Leader del principale Partito d’opposizione, il Maldivian Democratic Party (MDP), Nasheed è stato condannato lo scorso marzo a tredici anni di carcere per il controverso arresto del giudice Abdulla, avvenuto durante il suo breve e tormentato mandato presidenziale. Tale condanna è stata duramente contestata a livello internazionale, dove Nasheed è molto apprezzato per il suo attivismo ambientalista, e ha provocato grandi manifestazioni di protesta da parte dell’MDP, accompagnate da numerosi arresti e scontri di piazza con la polizia. In tale contesto, Yameen ha adottato una dura retorica contro diversi Paesi occidentali favorevoli a Nasheed, inclusi Gran Bretagna e Stati Uniti, accusandoli di interferire nelle vicende interne delle Maldive e di mettere in pericolo l’indipendenza stessa del Paese. Nel frattempo i sostenitori di Nasheed hanno ingaggiato un prestigioso team internazionale di avvocati, guidato da Amal Alamuddin Clooney, per ottenere il rilascio immediato del loro leader e la successiva revisione della sua condanna, giudicata come una semplice vendetta politica di Yameen nei confronti del suo rivale e predecessore. A inizio settembre Clooney si è recata nelle Maldive, dove ha incontrato brevemente Nasheed nel carcere di Maafushi, e ha poi lanciato una vasta campagna politica e mediatica per il rilascio del suo assistito, non escludendo persino l’adozione di sanzioni internazionali contro le principali cariche del Governo maldiviano. Una proposta fatta immediatamente propria dal Governo britannico e da varie personalitĂ  influenti come il miliardario Richard Branson, grande sostenitore delle battaglie ambientaliste di Nasheed contro i cambiamenti climatici.

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Fig. 3 – Amal Clooney, membro del team internazionale di avvocati che difende l’ex Presidente maldiviano Mohamed Nasheed, condannato a tredici anni di carcere per “terrorismo”

Di fronte a questa mobilitazione internazionale pro-Nasheed, l’India ha assunto un atteggiamento ambiguo e prudente, opponendosi all’idea delle sanzioni e promuovendo una “soluzione locale” per la vicenda dell’ex Presidente maldiviano. Ma tale cautela non è bastata per Yameen, che ha rilasciato una durissima dichiarazione in difesa della sovranità del proprio Paese durante la visita di Sushma Swaraj a Malé, mettendo in serio imbarazzo il Governo indiano, incluso allusivamente nel novero delle potenze straniere che interferiscono negli affari interni maldiviani. Yameen non ha infatti dimenticato la breve protezione data dall’India a Nasheed durante le prime fasi della sua vicenda giudiziaria, con l’ex Presidente rifugiatosi addirittura per pochi giorni nell’Ambasciata indiana per sfuggire all’arresto, e la simpatia esplicita di molti membri dell’entourage di Modi verso l’MDP, visto come una forza politica di garanzia contro l’eccessiva influenza cinese nelle Maldive. Da qui la profonda diffidenza del Presidente maldiviano verso il suo grande vicino regionale, alimentata anche da alcune misure commerciali adottate recentemente dall’India per spingere Malé a un atteggiamento più “sobrio” verso la Cina, incluse limitazioni alla vendita di materiali edilizi ad aziende maldiviane.

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Fig. 4 – Sostenitori di Nasheed vengono arrestati durante le proteste successive alle contestate elezioni presidenziali del novembre 2013, vinte da Abdulla Yameen

LA MINACCIA DELLO STATO ISLAMICO – Modi però non ha alcuna intenzione di adottare maggiori misure coercitive verso le Maldive e cerca invece il dialogo con Yameen per far fronte alla crescente minaccia dello  Stato Islamico in Asia meridionale. Una minaccia che parte proprio dalle Maldive, dove molti giovani scontenti del regime autoritario del Presidente si dimostrano estremamente vulnerabili al richiamo della propaganda jihadista, finendo per ingrossare le fila dei foreign fighters di Daesh in Siria e in Iraq. Dal 2014 si calcola che almeno 250 cittadini delle Maldive abbiano lasciato l’arcipelago per combattere in Medio Oriente, e alcuni di loro sono giĂ  tornati in patria per guidare la jihad contro il Governo di Yameen e trasformare il Paese in un regime islamista basato sulla shari’a. L’attentato alla vita dello stesso Yameen, rivendicato ufficialmente da Daesh su Internet, rappresenta un chiaro campanello d’allarme per la sicurezza della regione e le autoritĂ  indiane hanno subito garantito piena collaborazione con quelle maldiviane per assicurare i colpevoli alla giustizia. E la lotta al terrorismo è stato uno degli argomenti chiave della visita di Swaraj a MalĂ©, dove il ministro indiano ha trovato piena sintonia con Maumoon e Yameen sulla necessitĂ  di creare un fronte comune contro il pericolo jihadista.

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Fig. 5 – Parata militare per il cinquantesimo anniversario dell’indipendenza maldiviana, luglio 2015

Simone Pelizza

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Un chicco in piĂą

In un colpo di scena dell’ultim’ora, il vice-Presidente maldiviano Ahmed Adeeb è stato arrestato dalla polizia con l’accusa di essere il mandante dell’attentato a Yameen dello scorso settembre. Figura politica controversa, Adeeb è già stato accusato in passato di incoraggiare l’estremismo islamico nel Paese e di essere coinvolto nel traffico internazionale di droga nell’Oceano Indiano.[/box]

 

Foto: MEAphotogallery

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Simone Pelizza
Simone Pelizzahttp://independent.academia.edu/simonepelizza

Piemontese doc, mi sono laureato in Storia all’Università Cattolica di Milano e ho poi proseguito gli studi in Gran Bretagna. Dal 2014 faccio parte de Il Caffè Geopolitico dove mi occupo principalmente di Asia e Russia, aree al centro dei miei interessi da diversi anni.
Nel tempo libero leggo, bevo caffè (ovviamente) e faccio lunghe passeggiate. Sogno di andare in Giappone e spero di realizzare presto tale proposito. Nel frattempo ho avuto modo di conoscere e apprezzare la Cina, che ho visitato negli anni scorsi per lavoro.

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