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La divisione negli Stati Uniti sulla questione Iraq

In 3 sorsi – Mercoledì 10 giugno 2015 il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato che saranno inviati in territorio iracheno circa 500 soldati per contrastare l’avanzata dell’ISIS. Vediamo in tre sorsi com’è stata accolta la proposta dai Democratici, dai Repubblicani, dall’opinione pubblica e come si è sviluppato l’eterno dibattito interno sulla questione Iraq.

1. LA DICHIARAZIONE DI OBAMA E LA REAZIONE DEI DEMOCRATICI – Secondo il presidente USA è giunto il momento di intervenire maggiormente in Iraq per evitare di lasciare incontrollata la minaccia dell’autoproclamato Stato Islamico. La sua proposta, presentata al Congresso, include delle operazioni di combattimento di terra che dureranno tre anni. L’intenzione è quella di consentire alle truppe di terra di occuparsi di operazioni di soccorso e di sostegno alle forze irachene e di intraprendere azioni militari contro i miliziani dell’IS. Sarebbero state autorizzate anche missioni d’intelligence ed è prevista la condivisione dei dati raccolti con i partner della coalizione anti-Daesh. Obama ha tenuto a sottolineare che non si tratterĂ  di un’altra guerra di terra come quella del Golfo (1990-1991) o quella per l’invasione dell’Iraq avvenuta nel 2003. La sua decisione è stata dettata dalla minaccia del Califfato e dal necessario intervento umanitario nella regione. Con la sua richiesta Obama ha cercato di soddisfare i Repubblicani che non amano la sua politica “soft” in Medio Oriente e che da anni chiedono l’uso del pugno di ferro contro i presunti nemici dell’America. Allo stesso tempo il Presidente ha tentato di venire incontro ai Democratici, i quali si sono spaccati in due sulla questione: da una parte l’ala fedele a Hillary Clinton, da sempre sostenitrice di una dura politica estera e dell’intervento militare in Medio Oriente. L’ex Segretario di Stato si era dichiarata favorevole all’invasione nel 2003 e ha fondato parte della sua campagna elettorale criticando l’intervento tardivo o mancato degli States in regioni instabili e strategiche nel Medio Oriente. Il suo rimprovero a Obama è stato quello che la politica “don’t do stupid things” non può essere valida quando si tratta di gruppi terroristici e massacri di civili. L’altra metĂ  dei democratici invece è completamente contraria a un nuovo intervento e vuole vietare espressamente l’uso di truppe di terra per combattere l’ISIS con un emendamento al National Defense Authorization Act, la legge per le spese militari annuali.

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2. LA RISPOSTA DEI REPUBBLICANI – La decisione di aumentare le truppe di terra in Iraq è stata particolarmente criticata dai senatori del Grand Old Party John McCain e Lindsey Graham. Questi ultimi sono convinti che l’approccio al problema ISIS debba essere piĂą strategico di quello pensato da Obama. I due senatori chiedono l’invio di armi e di altre forme di supporto ai curdi e a tutte le forze insurrezionali impegnate contro il Califfato, oltre a continuare i raid aerei e formare un nuovo Governo a Baghdad. I Repubblicani si sono sempre opposti all’approccio neutrale e hanno accusato a lungo Obama di aver indebolito la leadership mondiale degli Stati Uniti, rifiutandosi di operare con maggiore forza per affrontare le crisi. Il senatore dell’Arizona McCain pare convinto che gli europei, una volta dimostrata la loro rinnovata forza e volontĂ  di fare pressione nella regione, seguiranno gli USA.

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Fig. 2 – Il senatore repubblicano John Mc Cain

3. L’OPINIONE PUBBLICA CAMBIA IDEA – Intanto la fiducia dei cittadini in Obama cala sempre di piĂą. Nonostante l’opinione pubblica americana e mondiale abbia sempre accusato gli Stati Uniti di voler intervenire nella regione mediorientale solo per conquistare o rendere piĂą sicuri gli approvvigionamenti energetici (di sicuro è una delle ragioni, ma ridurre la politica estera americana a questo porterebbe a una visione troppo semplicistica delle cose) e abbia continuamente denunciato le operazioni militari degli States, l’approccio alla politica estera da parte della popolazione sta cambiando. Gli orrori dell’ISIS stanno spingendo i cittadini a schierarsi con i Repubblicani piĂą interventisti. Le decapitazioni di James Foley (giornalista statunitense) e Steven Sotloff (giornalista israelo-americano) hanno convinto la maggioranza degli statunitensi della necessitĂ  di un’azione militare. In sostanza, l’opinione pubblica americana – la stessa che voleva il disimpegno dal Medio Oriente, accusando il Governo di aver sempre trovato dei pretesti futili e superficiali per giustificare l’ingerenza USA nella politica di Baghdad e nel territorio iracheno (la dotazione di un arsenale di armi di distruzione di massa, i legami tra Iraq e gruppi terroristici, ecc..) – ora vuole che si agisca contro l’ISIS. Questa è la prova che l’insicurezza dei cittadini sta aumentando con l’avanzata del nemico e ciò si rifletterĂ  inevitabilmente nelle prossime elezioni presidenziali e nell’agenda di politica estera del nuovo Presidente.

Giulia Mizzon

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Un chicco in piĂą

Il National Defense Authorization Act (NDAA) è una legge federale, votata ogni anno dal Congresso, che riguarda le spese e il budget a disposizione per la difesa USA. Il NDAA del 2016 è stato votato il 18 giugno 2015.  [/box]

Foto: polkastria

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Giulia Mizzon
Giulia Mizzon

Nata a Imperia nel 1992, laurea magistrale in Politiche Europee e Internazionali all’UniversitĂ  Cattolica di Milano. Affascinata dalle dinamiche della politica internazionale, frequento un Master in International Relations all’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali. Confesso di essere un’amante degli States, sempre presenti nei miei programmi futuri, e una lettrice accanita di qualsiasi cosa mi capiti sottomano.

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