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Sea basing: opportunità e sfide per il prossimo futuro

Miscela Strategica – L’idea di sea basing sembra rispondere alla necessità di adattamento delle forze armate statunitensi al proprio futuro ambiente operativo: un contesto internazionale in cui i tipi minacce alla sicurezza e alla difesa si evolvono rapidamente così come la capacità di mantenere basi operative in territori stranieri. 

Il CONCETTO DI SEA BASING – Esistono varie definizioni di sea basing dato che la discussione sull’argomento è ancora in corso. Il dibattito sul tema si è intensificato nel periodo post-Guerra Fredda  e ha continuato la sua evoluzione negli anni Novanta per essere poi ripreso dopo le ultime guerre di Iraq ed Afghanistan che ne avevano segnato un po’ il declino. La natura e portata delle operazioni militari via terra in Afghanistan e Iraq avevano fatto vacillare la fiducia nel sea basing come asse portante delle operazioni militari del ventunesimo secolo.
Per spiegare cosa è il sea basing ci rifacciamo alla sua definizione ufficiale riportata nel Joint Integrating Concept 2005, pubblicato dal Joint Chiefs of Staff statunitense. In pratica, il sea basing è pensato come la possibilità di rapido dispiegamento e proiezione di forze dal mare con la possibilità di continuo supporto e protezione con nulla o quasi nulla dipendenza da basi di terra.  Per meglio comprendere il concetto è utile distinguere tra sea-based e sea basing. Le forze sea-based sono in grado di portare avanti operazioni dal mare ma con un appoggio su basi a terra. Il sea basing, invece, dispone il grosso delle capacità operative, mezzi e delle funzioni in mare e non sulla terraferma.
Le operazioni sea-based esistono da secoli mentre i fondamenti del concetto di sea basing così come ora viene discusso, si possono far risalire già alla seconda Guerra Mondiale. Il sea basing si fonda sull’idea di spostare in mare quelle funzioni e forze militari tradizionalmente basate a terra ovvero l’artiglieria, le divisioni aeree e le forze di terra. Questo permetterebbe una minore dipendenza da basi militari su territori alleati e la possibilità di usufruire di uno spazio di manovra vasto quanto il mare.

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Fig.1 – Elicotteri e mezzi terrestri allineati in banchina prima dell’imbarco alla volta di un teatro operativo

SEA BASING, INDIPENDENZA E NUOVE MINACCE ALLA SICUREZZA – Il concetto di sea basing è un modo di rispondere alle nuove minacce alla sicurezza nel contesto internazionale. Per gli Stati Uniti il sea basing è anche un modo di diminuire la dipendenza da sistemi di alleanze nel disporre di basi a terra in alcuni Paesi e supplire alla mancanza di infrastrutture necessarie a portare avanti certi tipi di attacchi al di fuori del proprio territorio. Negli ultimi anni il Dipartimento della Difesa statunitense ha puntato molto sul creare una sorta di indipendenza da situazioni che limitano le capacità operative militari al di fuori degli Stati Uniti. Situazioni di questo tipo possono essere, per esempio: la mancanza di “facilities” in regioni meno sviluppate del mondo, la mancanza di collaborazione di alcuni Paesi nel fornire appoggio logistico e operativo sul proprio territorio, la possibilità che un nemico minacci di attaccare o attacchi basi militari statunitensi in altri Paesi. La storia militare recente non è esente da circostanze di questo tipo. Per esempio, durante la Guerra d’Iraq del 2003, la Turchia negò il transito delle forze statunitensi verso il nord dell’Iraq così come altre operazioni in Asia Centrale sono state condizionate dalle infrastrutture limitate di quei territori.
Il sea basing viene pensato come sistema di adattamento non solo a questo tipo di problemi, ma anche come sistema più efficace per affrontare minacce o effettuare operazioni di natura non-convenzionale spesso non immediatamente localizzabili e operative su più livelli. È risaputo che il sistema convenzionale di risposta alle minacce alla sicurezza si scontra con minacce di tipo cibernetico, terroristico, proveniente da forze non convenzionali. Il sea basing rappresenterebbe, agli occhi dei suoi sostenitori, un sistema di risposta più autonomo, veloce, distribuito su più livelli e capace di operare in regioni diverse con meno restrizioni di alleanze. Molte delle minacce future alla sicurezza potrebbero verificarsi o sorgere in aree quali il Medio Oriente, l’Africa e l’Asia, territori in cui il supporto agli Stati Uniti da parte dei Paesi locali non è da darsi per scontato. Inoltre, le basi militari sulla terraferma diventano sempre più vulnerabili ad attacchi da parte di attori non convenzionali.
Non bisogna però immaginare il sea basing solo come sistema di sostegno alle operazioni che abbiamo citato. Infatti le operazioni militari contemporanee coprono operazioni di tipo “non-tradizionale” e il sea basing viene concepito come sistema di supporto anche per esse.  Il mare è stato la base delle operazioni di supporto di Navy e Marines durante il terremoto ad Haiti del 2010, visto che le circostanze rendevano molte delle infrastrutture a terra inaccessibili. In ogni caso, però, la discussione sul sea basing è ancora in fase di sviluppo e manca una discussione più sistematica sui suoi possibili utilizzi, opportunità e limiti. O, forse, proprio alcuni limiti operativi e tecnologici hanno rallentato l’evoluzione delle forze militari odierne verso il sea basing.

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Fig. 2 – Il Sealift Command avrebbe un ruolo centrale nell’operare la rivoluzione logistico-operativa necessaria per implementare il concetto di sea basing

SFIDE E OPPORTUNITÀ PER IL SEA BASING – La discussione su limiti e opportunità offerte dal sea basing non è sistematica, ma si trova distribuita su vari documenti. Ad esempio, gli scenari attuali richiederebbero un sistema operativo di forze che, oltre ad operare in maniera integrata, siano dispiegabili con facilità lontano dal Paese a cui appartengono e siano sostenibili economicamente. Invece, il sea basing oggi è un sistema complesso e che richiede ingenti investimenti di denaro. C’è da dire che questo è in parte dovuto al fatto che alcune tecnologie e capacità operative sono ancora in via di sviluppo, anche se i sostenitori del sea basing contano su una rapida evoluzione tecnologica futura che risolverebbe alcune criticità. Tuttavia il sistema di sea basing rappresenta un mutamento dottrinale importante nella concezione delle operazioni, nell’utilizzo e nell’integrazione delle forze che però non viene ancora affrontato in maniera sistematica.
Ma cerchiamo di dare un’idea di quali vantaggi e sfide sono legate al sistema di sea basing. Prima di tutto, questo sistema potrebbe essere, in futuro, un’alternativa valida all’utilizzo delle basi terrestri la cui importanza strategica sarà ridimensionata a causa di problemi di accessibilità e vulnerabilità.
Il sea basing potrebbe rappresentare un ottimo sistema integrato di forze capaci di comunicare e portare avanti operazioni su più livelli e fronti ancora più velocemente che al giorno d’oggi. Inoltre il posizionamento della maggior parte delle forze in mare potrebbe rappresentare un tattico spostamento del terreno di confronto – non più sulla terraferma – rendendo le operazioni di attacco più complicate per il nemico e costringendolo ad “allungare troppo” (overstretch) e distribuire le proprie forze, rendendole più vulnerabili all’interdizione. Il sea basing permetterebbe inoltre di muoversi attorno alle aree target delle operazioni con più facilità e posizionare le proprie forze con più agilità. Il concetto cardine del sea basing rimane la logistica. Essendo in grado di facilitare la logistica, il sea basing rappresenterebbe un punto di vantaggio durante qualsiasi tipo di operazioni militari.

Video 1 – Il concetto di sea basing spiegato in un video: intere basi galleggianti che supportano un’operazione complessa

Tuttavia, le tecnologie attuali non sono, forse, ancora pronte a creare un sistema così integrato e che si muova così rapidamente. A questo si aggiungono varie difficoltà nella preparazione all’utilizzo di un sistema del genere e nella protezione della sua vulnerabilità.  Essendo un sistema totalmente integrato, il sea basing potrebbe rivelarsi vulnerabile ad attacchi che possano distruggerne i centri operativi e i nodi di integrazione di forze e comunicazioni. A questo si aggiunge la necessità di preparare specificatamente le truppe ad operare in un sistema del tutto nuovo con procedure operative ancora da sviluppare. Questo richiede tante esercitazioni militari in grande stile ed un nuovo sillabo, ancora non sviluppato.
Infine, nel corso della navigazione il gruppo navale che dispiega il dispositivo di sea basing va incontro, oggi, a rischi di ogni tipo – ambientali, giuridici, logistici – dovuti a criticità non necessariamente militari, eppure non ancora risolte/risolvibili. Per esempio, la navigazione in acque internazionali e territoriali è soggetta a una giurisdizione che potrebbe trovarsi a tratti in conflitto con la navigazione e il posizionamento di mezzi atti al sea basing in alcune aree. Allo stesso modo, la navigazione di tali mezzi può incontrare difficoltà come choke points, altri mezzi navali in navigazione o, ancora, zone minate o difficili da navigare. L’insieme di questi fattori va tenuto in considerazione e ponderato prima di ergere il sea basing a cardine delle operazioni militari future.

Annalisa De Vitis

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Per chi volesse approfondire, un caso studio significativo per la possibile evoluzione del seabasing, si trova in questo video del Marine Corps Combat Development Command

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Foto: 5DII

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Annalisa De Vitis
Annalisa De Vitis

Appassionata di geopolitica, strategia militare e cinema. Il mio background va dagli studi di relazioni internazionali a quelli di comunicazione politica. Ho studiato in Italia, Belgio e Stati Uniti. Dopo aver concluso un dottorato di ricerca in politica estera e comunicazione, svolgo studi a e analisi per organizzazioni e università statunitensi ed europee che si occupano di politica estera. Il mio focus  è  il Medioriente e ho un particolare interesse per gli studi sul terrorismo.

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