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Armi russe, tra signori della guerra e criminalità organizzata

Miscela Strategica – La Federazione Russa e alcuni Paesi dell’ex blocco sovietico rappresentano la principale fonte di armi del mercato grigio delle armi. I trasferimenti vengono gestiti da società di ex ufficiali dei servizi di intelligence russa, dalla criminalità organizzata e da signori della guerra che stanno ricoprendo un ruolo sempre più significativo nel commercio di armi mondiale.

SFUMATURE DI GRIGIO – La Russia è considerata il centro internazionale del mercato grigio di armi, un mercato senza chiarezza e trasparenza, al confine tra il legale e l’illegalità, attraverso cui i Governi, i loro agenti o altre entità private trasferiscono armi, soprattutto leggere e di piccolo calibro, sfruttando le lacune del diritto o aggirando le politiche nazionali e intenzionali. A causa della difficoltà a tracciare una linea di separazione netta tra questi mercati, è difficile suddividere i trasferimenti del mercato grigio dal mercato nero, che si stima rappresentino il 10-20% del totale del commercio di armi di piccolo calibro, di cui il primo costituisce la quota più significativa sia in termini di valore che di volume. In Russia, secondo i dati ufficiali, sono più di 2 milioni le armi non registrate, sebbene alcuni sostengano che tale numero in realtà possa arrivare fino a 10 milioni. La quantità di armi rubate è stimata aumentare del 10% l’anno e il 5-15% del totale delle esportazioni di armi russe passa attraverso il mercato grigio o nero.

Composizione del mercato delle armi leggere e di piccolo calibro
Grafico a cura di Martina Dominici

GLI ARSENALI DELL’EX UNIONE SOVIETICA – A livello globale, i principali fornitori di armi per il mercato grigio provengono da Stati Uniti, Cina, Corea del Nord, Europa orientale, Russia e altri Stati dell’ex blocco sovietico. Da questi Paesi partono legalmente ogni anno miliardi di dollari di armi che una volta giunte in Africa e Medio Oriente sono in parte destinate al mercato nero. Gli arsenali dell’ex Unione Sovietica rappresentano la fonte più significativa di armi leggere e di piccolo calibro e gli ex Paesi dell’Unione riscontrano tuttora un’elevata incidenza di furto d’armi dai propri depositi militari. Secondo le indagini di una commissione parlamentare ucraina, dal 1992 al 1996 è stata trafugata dal Paese, che nel 1992 possedeva armi e munizioni per un valore di 89 miliardi di dollari, oltre un terzo della propria fornitura militare per essere poi rivenduta all’estero.

DESTINAZIONE INCERTA –  È possibile suddividere i destinatari dei trasferimenti di armi del mercato grigio in tre categorie. La prima è rappresentata da Paesi per cui è vietato commerciare armi per determinati vincoli legali o politici, come ad esempio l’embargo. Una buona parte degli armamenti provenienti dagli arsenali bellici ucraini è stata utilizzata per violare l’embargo imposto a numerosi Stati tra cui Angola, Armenia, Iraq, Liberia, Ruanda, Sierra Leone e Somalia. Nel Settembre 2008, alcuni pirati somali sequestrarono il cargo Faina, nave battente bandiera del Belize e gestita da una società ucraina, che trasportava in direzione Mombasa carri armati, armi e munizioni. Secondo i documenti trovati a bordo, la destinazione finale del carico della nave non era il Kenya, che invece svolgeva il ruolo d’intermediario per conto del Governo di Juba e violare l’embargo ONU sulla vendita delle armi al Sudan. La seconda categoria è rappresentata da Paesi che non hanno nessun Governo o autorità legittima identificabile, come ad esempio la Somalia. La terza categoria è rappresentata da attori non statali, cioè ribelli e gruppi di insorti. Nell’estate del 2009, l’affannosa ricerca da parte di una flotta russa della nave mercantile Artic Sea, assaltata da pirati nelle acque svedesi e ritrovata a largo delle coste di Capo Verde, fece pensare che il cargo non trasportasse semplice legname, ma rifornimenti militari per conto dell’Iran diretti a Hamas o Hezbollah.

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DALL’IDEOLOGIA ALL’ECONOMIA – Durante la Guerra Fredda, i mercati delle armi grigio e nero sono stati abitualmente utilizzati dalle superpotenze per trasferire armamenti ai gruppi ribelli che fronteggiavano il blocco opposto in tutto il mondo. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la componente ideologica alla base di questi trasferimenti venne gradualmente a mancare e in taluni casi tornò addirittura a tormentare i fornitori originali. Così come gli Stati Uniti in Afghanistan hanno subito perdite per mezzo degli aiuti forniti nel corso degli anni Ottanta ai mujaheddin, la Russia pagò un alto prezzo in termini di vite umane per aver lasciato una parte del proprio arsenale a Dudayev nel 1992 durante la prima guerra in Cecenia. Venuta meno la base ideologica, al giorno d’oggi nei trasferimenti del mercato grigio e nero che coinvolgono soprattutto Russia e Stati dell’ex Unione Sovietica, prevale sempre più spesso la componente economica. Essa è determinata sia dalle difficoltà economiche che portano gli ufficiali russi a vendere illegalmente le armi custodite nei depositi del Paese sia dalla crescente domanda di armi dalla criminalità organizzata nella regione. Secondo dati ufficiali, nel 1998 sono stati 66.000 i reati riguardanti il traffico illegale di armi in Russia e 1.352 i casi attestati di furto di armi da fuoco dai depositi militari russi, la maggior parte dei quali sono avvenuti ad opera di ufficiali russi in connessione con la criminalità organizzata.

Grafico a cura di Martina Dominici
Grafico a cura di Martina Dominici

I SIGNORI DELLA GUERRA – La debole regolamentazione interna o le lacune nel diritto internazionale nel mercato grigio vengono sfruttate per esportare armi da un fornitore legale a destinatari non autorizzati, attraverso la falsificazione dei documenti, l’uso di uno Stato “di transito” come intermediario o il trasferimento di prodotti dual-use per un utilizzo diverso da quello dichiarato. È possibile distinguere tre distinti modelli attraverso cui avvengono i trasferimenti del mercato grigio. Buona parte delle armi leggere e di piccolo calibro vengono trasferite di volta in volta da un acquirente e un venditore, tramite transazioni spesso officiate da broker indipendenti. Molti di questi agenti agiscono attraverso società legalmente registrate, come quelle fondate da ufficiali ex dipendenti dei servizi di intelligence russi o dai signori della guerra. Ad esempio, grazie alla propria società di trasporti Air Cess, l’ex ufficiale sovietico Viktor Bout – divenuto il più celebre signore della guerra del mondo grazie ad una pellicola holliwoodiana – creò una rete logistica talmente efficiente da essere impiegata anche dalle Nazioni Unite e dal Governo degli Stati Uniti.

LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA – Trasferimenti di armi più cospicui e continuati nel tempo sono in genere effettuati tramite canali o reti consolidate tra due o più entità coinvolte in operazioni criminali, alleanze militari o conflitti. Tali scambi si avvalgono spesso di reti di distribuzione per traffici illeciti già radicati nella complessità culturale e geopolitica della regione, tipiche della criminalità organizzata. Il coinvolgimento della criminalità organizzata russa è spesso imputato in trasferimenti d’armi illeciti a gruppi ribelli oltre confine: si ritiene che oltre 30 gruppi criminali russi, appartenente al ramo statunitense, abbiano contribuito a rifornire di armi i ribelli colombiani nella seconda metà degli anni Novanta. Quando i trasferimenti di armi sono più contenuti, è più probabile che si svolgano alla luce del sole attraverso i canali più trasparenti del mercato. E’ questo il caso delle fiere di settore che favoriscono l’incontro di domanda e offerta, dove i controlli possono essere aggirati, da aziende legalmente autorizzate alla produzione di armi o da contratti su licenza. Secondo le autorità russe, la maggior parte dei kalashnikov venduti del mondo non sono originali, ma prodotti senza autorizzazione o con licenza scaduta.
Proprio per la difficoltà a definirne volume e confini, la quantità degli attori coinvolti e degli interessi in gioco, la regolamentazione dei trasferimenti che ricadono all’interno del mercato grigio delle armi, in particolare di quelle leggere e di piccolo calibro, rappresenta al giorno d’oggi una delle più grandi sfide per la comunità internazionale.

Martina Dominici

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Un chicco in più

Viktor Bout diventerà il signore della guerra più famoso al mondo grazie al film del 2005 “Lord of War”, in cui Nicolas Cage interpreta un trafficante d’armi la cui storia è liberamente ispirata a varie figure criminali legate al traffico d’armi, tra cui Viktor. Il dato citato nella frase di apertura del film («Ci sono più di 550 milioni di armi da fuoco in circolazione nel mondo. Significa che c’è un’arma da fuoco ogni dodici persone nel pianeta. La domanda è: come armiamo le altre undici?») è ormai superato. Secondo i dati dell’ultimo rapporto di Small Arms Survey, attualmente le armi da fuoco in circolazione nel mondo raggiungono 875 milioni, ovvero una ogni otto persone nel pianeta.

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Foto: Moyan_Brenn 

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Martina Dominici
Martina Dominici
Instancabilmente idealista e curiosa per natura, il suo desiderio di scoprire il mondo l’ha spinta a studiare lingue straniere presso l’Università Cattolica di Milano e relazioni internazionali tra l’Università di Torino e la Zhejiang University di Hangzhou. Le esperienze lavorative presso l’Ambasciata d’Italia a Washington DC e Confindustria Romania a Bucarest hanno contribuito a forgiare il suo spirito girovago e ad affinare la sua arte nel preparare la valigia perfetta. Dopo quasi due anni di analisi strategica, si è occupata di ricerca per l’Asia Program dell’ISPI, prima di partire per la Thailandia come Casco Bianco per Caritas italiana in un programma di supporto ai migranti birmani. Continua ad essere impegnata nell’umanitario in campo di migrazioni.

 

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