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Turchia, non è un Paese per giornalisti

Intervista del Caffè alla giornalista Marta Ottaviani, che ci aiuta a capire cosa sta succedendo in Turchia, dove diversi giornalisti e funzionari di polizia sono stati arrestati durante una retata su larga scala, con l’accusa di terrorismo. Il fatto ha scatenato le proteste dell’opposizione, e manifestazioni sono state organizzate per chiedere il rilascio dei fermati. 

Un’operazione della polizia turca, scattata all’alba del 14 dicembre in 13 città, ha portato all’arresto di due capi della polizia e di circa 24 giornalisti, tra cui il direttore del quotidiano Zaman, molto diffuso a livello nazionale e proprietà di Fetullah Gülen, uno dei principali oppositori del Presidente Erdogan. La notizia degli arresti ha scatenato le proteste del principale partito d’opposizione, il Chp, il cui leader ha definito l’operazione “un colpo di stato contro la democrazia”. Anche l’Unione Europea ha condannato l’azione tramite una nota congiunta dell’Alto Rappresentante Federica Mogherini e del Commissario alla Politica di Vicinato Johannes Hahn, nella quale gli arresti sono giudicati come “incompatibili con la libertà di stampa che è il fondamento della democrazia” e “contro i valori e gli standard dell’Europa cui la Turchia aspira a far parte”.

Marta, il presidente Erdogan ha aspettato circa un anno per vendicarsi di uno dei suoi più importanti oppositori, Fetullah Gülen. Come dobbiamo leggere quanto sta avvenendo in Turchia oggi?

In realtà diciamo che domenica c’è stato una specie di inizio ufficiale. Erdogan nei mesi scorsi ha cercato di indebolire il movimento di Gülen spostando magistrati, capi di polizia e altri uomini ai posti di comando sospettati di essere vicini al filosofo islamico. L’inchiesta a carico del suo entourage è stata insabbiata. Una volta portata a termine questa fase, Erdogan è passato al contrattacco.

Tra gli arrestati anche il direttore del quotidiano Zaman, di proprietà di Gülen, 23 giornalisti, due capi della polizia… Marta, tu hai sottolineato che il titolo del giornale era un gioco di parole proprio con zaman. In che senso? Quali sono le prospettive vista la gravità dei fatti?

Zaman in turco vuole dire tempo. Il gioco di parole lo ha fatto il quotidiano Sozcu, che ha titolato «Bir ZAMAN’lar», che suona più o meno come “tanto tempo fa”: sotto il titolo c’era una foto di Erdogan durante una visita al giornale, proprio di fianco a Ekrem Dumanli, il direttore di Zaman che hanno arrestato domenica. Le prospettive sono molto negative. Erdogan per primo ha detto che ci potrebbero essere nuovi arresti. Il fatto che sia stato attaccato un giornale che tira quasi un milione di copie la dice lunga sul fatto che ormai il Presidente turco è convinto di poter fare quello che vuole.

Marta, anche la retata di domenica è stata annunciata via Twitter, da tale Fuat Avni – anonimo. Ci sono delle ipotesi su chi possa essere?

Con ampia probabilità una persona molto vicina allo stesso Erdogan. Una talpa che viene dal suo entourage o che ha accesso diretto a documenti riservati, viste le informazioni di cui speso viene in possesso. Quello che è accaduto ieri è strettamente legato alla fortissima corruzione presente in Turchia.

Marta Ottaviani
Marta Ottaviani

Pensi sia questo il problema più grave presente nel Paese? Oppure la minaccia è rappresentata da altro?

La corruzione è un problema molto grosso, ma credo sia una conseguenza del sistema di potere proliferato durante i Governi Erdogan e che ha sostituito il precedente. Certo ormai il potere è così ramificato che si controllano non solo i palazzi del potere e l’attività produttiva, ma anche la polizia e la magistratura

Pensi che l’Ue stia facendo abbastanza – Federica Mogherini si è espressa ieri – per cercare di arginare i problemi del Paese?

Non hanno fatto assolutamente niente. Continuano a cercare nella Turchia solo un partner commerciale e non hanno mai insistito perché il Paese maturasse realmente misure democratiche. A Bruxelles sanno perfettamente che Ankara non entrerà mai nella UE e alla Turchia sta benissimo così.

Infine, con La Stampa sei stata tempestiva nel dare le notizie relative a quanto sta accadendo in Turchia. Agli italiani che purtroppo sui giornali non leggono tanto di politica estera come sintetizzeresti in una o due frasi quanto sta accadendo in Turchia cosa diresti?

Nel 2002 ha preso il potere un uomo politico, Recep Tayyip Erdogan, che si proponeva come grande riformatore. Liberale e liberista in economia. Il Paese ha sperimentato una grande crescita economica, accompagnata dagli entusiasmi per il possibile ingresso in UE. Purtroppo non si tratta solo di un processo incompiuto. L’attività riformatrice è stata sostituita da una virata autoritaria che con il tempo è divenuta anche islamo-conservatrice. Con pesanti ripercussioni sui diritti fondamentali.

Mariangela Pira

[box type=”shadow” ]Un chicco in più

Marta Ottaviani è nata a Milano il 19 febbraio 1976. Dal 2005 al 2013 ha vissuto a Istanbul. Si occupa di Turchia e di Grecia per La Stampa, Avvenire e altre testate italiane. Ha scritto due libri: Cose da Turchi e Mille e una Turchia, entrambi editi da Mursia.

Per chi volesse approfondire alcuni dei temi toccati dall’intervista consigliamo, sulle nostre pagine:

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Mariangela Pira
Mariangela Pira

Sono giornalista professionista. Prima ancora, Interista. Su Class CNBC conduco, su Sky 507 e TGCOM24, gli approfondimenti sui mercati finanziari. Curo il Desk China di Class Editori, con una trasmissione tv, una rubrica quotidiana su MF, e una pagina sul sito internet www.milanofinanza.it/desk_china. Amo i noodles e i ravioli di carne al vapore. Per il Ministero degli Affari Esteri ho condotto Esteri News Dossier, notiziario della diplomazia italiana, in onda sul sito www.esteri.it e su Class CNBC. Per questo progetto ho viaggiato in Afghanistan, Iraq, Libano, Israele, Palestina e nei paesi dove è presente la Cooperazione Italiana allo Sviluppo. Ho iniziato all’Ansa di New York, seguendo alcuni processi e la prima Inauguration Week del Presidente George Bush. In realtà uno dei miei primi pezzi, anzi il primo, è stato sul cuoco messicano di George Bush! Mentre lavoravo a Class ho vinto, nel  2004, una borsa di studio per la Cina. In Cina ho collaborato con MF, Panorama e Il Venerdì di Repubblica. Modero per vari gruppi e istituzioni tra cui The European House Ambrosetti, Ubs, Euronics, Unesco, Ambasciata Rep. Popolare Cinese in Italia, Fondazione Italia Cina, Fondazione Cassa Risparmio Trento e Rovereto, Forum della Comunicazione. Ho scritto per Hoepli La nuova rivoluzione cinese. Sì, lo so non è in cima alle classifiche ma è comunque utile!

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