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Un colpo al cuore?

Martedì 13 Luglio 2011, Mumbai è stata colpita da tre attacchi terroristici che hanno provocato almeno 21 morti e un centinaio di feriti.  La città che era già stata bersaglio del terrorismo nel 2006 e poi nel 2008 è il simbolo di quell’inarrestabile crescita economica, che sta trasformando l’India in una superpotenza economica, fulcro, fragile, delle relazioni tra Stati Uniti, Pakistan e Afghanistan. Ecco alcune riflessioni geopolitiche dopo l'accaduto

TRIPLICE ATTACCO – Erano le 19 di sera di un qualsiasi Martedì di Luglio a Mumbai, una delle principali metropoli indiane. All’improvviso tre ordigni sono esplosi, quasi contemporaneamente, in tre zone differenti della città. È stato colpito il quartiere di Dadar, che,  roccaforte del partito induista Shiv Sena, raccoglie in sé una ricca comunità di parsi, i cosiddetti padroni di Mumbai,  un tempo gianista e la Kabutar Khana, la casa dei piccioni, simbolo sacro della fede indù; il Zaveri Bazaar,  cuore commerciale della città, già vittima di attentati terroristici nel 1993 e nel 2003 ed, infine,  l’area attorno all’Opera House, dove risiedono i grandi industriali indiani.  Le esplosioni hanno causato almeno 21 morti ed un centinaio di feriti, ma non sono state opera di suicidi.

POSSIBILI COLPEVOLI- A dieci giorni dall’attentato è possibile effettuare alcune riflessioni e delineare alcuni scenari. Le autorità indiane non si sono sbilanciate nell’indicare possibili responsabili degli attacchi, che d’altra parte non sono stati rivendicati da alcun gruppo terrorista.  Da poco, infatti, sono state riallacciate le relazioni tra India e Pakistan, sospese in seguito agli attentati, sempre a Mumbai, del 2008, rivendicati da cellule terroristiche  con sede a Islamabad.  Il Presidente pakistano Asif Ali Zardari e il premier Yusuf Raza Gilani hanno condannato l’accaduto ed espresso la loro solidarietà.  Sospetti ricadono, comunque, anche su organizzazioni interne al territorio indiano. In cime alla lista si annoverano i Mujaheddin Indiani, fautori nel passato di numerosi attacchi a importanti città, come Delhi, Bangalore e Ahmedabad. A sostegno di tali accuse sarebbe l’ordigno utilizzato per le esplosioni, piuttosto rudimentale, proprio come nello stile dei Mujaidin, che peraltro non sono soliti rivendicare i loro attentati. È stata ipotizzata una partecipazione degli “Studenti Islamici”, da sempre loro affiliati. Infine,i media puntano il dito contro  altre organizzazioni, molto più affermate, quali Laskhar e Toiba o Jash Mihammed.

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POSSIBILI CONSEGUENZE GEOPOLITICHE – Gli attentati si sono verificati in un momento cruciale. Le relazioni tra India e Pakistan, da tempo tese, stavano rilassandosi progressivamente, anche grazie alla semifinale dei mondiali di cricket tenutasi a Marzo. Al tempo stesso, invece, i rapporti tra Pakistan e USA si sono raffreddati improvvisamente con la morte di Osama Bin Laden, da tempo nascosto ad Abbotabad. Inoltre, era prevista una visita di Hillary Clinton a New Delhi per discutere dei legami economici fra i due Paesi,  di una cooperazione nel campo dell’energia nucleare ed , infine, della lotta contro il terrorismo. L’India rimane, dunque, l’ultimo appoggio per gli USA in una zona altamente instabile, dopo l’impegno di ritirare le truppe dall’Afghanistan. Il subcontinente indiano sembra dunque non essere mai stato tanto potente e fragile come al giorno d’oggi.

Gloria Tononi

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